In un caffè Arabica la caffeina è contenuta in media dal 1,2 al 1,5%, mentre in un caffè Robusta è presente dal 2% al 4%.
Il caffè decaffeinato è un caffè al quale è stata rimossa, per mezzo di un processo tecnologico, la caffeina in esso contenuta. Successivamente al processo di decaffeinizzazione il contenuto residuo ammissibile di caffeina deve essere non superiore al 0,1% in peso sul prodotto secco.
La decaffeinizzazione del caffè verde è ottenuta con l’utilizzo di diversi processi di estrazione, i quali differiscono l’uno dall’altro principalmente per la sostanza estraente utilizzata.
Tutti i processi prevedono alcuni passaggi comuni.
In tutti i casi il caffè verde viene bagnato in grandi vasche colme di acqua e in presenza di vapore, affinché i chicchi si gonfino e sia più facile l’estrazione della caffeina attraverso le fibre allargate.
A questo punto un solvente estrae la caffeina che viene trasportata fuori dal chicco.
Il sistema più comune e perfezionato vede come solvente il diclorometano, altamente volatile (evapora a 40°), molto selettivo per cui mantiene integre le caratteristiche aromatiche del caffè.
Un altro sistema, utilizza l’acqua come solvente, ha però il limite di essere poco selettivo e quindi, riduce e modifica la gamma aromatica del caffè.
Un terzo processo è conosciuto come estrazione a CO2.
Ad altissime pressioni e temperature, l’anidride carbonica assume uno stato intermedio fra liquido e gas e acquisisce caratteristiche di estrema selettività e velocità di estrazione della caffeina per cui diviene un prodotto adatto alla rimozione della caffeina dal caffè.
Si tratta di un metodo raffinato ma anche costoso per il tipo di apparecchiature che devono essere utilizzato per cui adatto a grandi volumi.
Con questo sistema le caratteristiche organolettiche e l’aromaticità restano intaccate e il caffè che si ottiene, mantiene le sue qualità originarie.
La decaffeinizzazione – Il metodo CO2
In un caffè Arabica la caffeina è contenuta in media dal 1,2 al 1,5%, mentre in un caffè Robusta è presente dal 2% al 4%.
Il caffè decaffeinato è un caffè al quale è stata rimossa, per mezzo di un processo tecnologico, la caffeina in esso contenuta. Successivamente al processo di decaffeinizzazione il contenuto residuo ammissibile di caffeina deve essere non superiore al 0,1% in peso sul prodotto secco.
La decaffeinizzazione del caffè verde è ottenuta con l’utilizzo di diversi processi di estrazione, i quali differiscono l’uno dall’altro principalmente per la sostanza estraente utilizzata.
Tutti i processi prevedono alcuni passaggi comuni.
In tutti i casi il caffè verde viene bagnato in grandi vasche colme di acqua e in presenza di vapore, affinché i chicchi si gonfino e sia più facile l’estrazione della caffeina attraverso le fibre allargate.
A questo punto un solvente estrae la caffeina che viene trasportata fuori dal chicco.
Il sistema più comune e perfezionato vede come solvente il diclorometano, altamente volatile (evapora a 40°), molto selettivo per cui mantiene integre le caratteristiche aromatiche del caffè.
Un altro sistema, utilizza l’acqua come solvente, ha però il limite di essere poco selettivo e quindi, riduce e modifica la gamma aromatica del caffè.
Un terzo processo è conosciuto come estrazione a CO2.
Ad altissime pressioni e temperature, l’anidride carbonica assume uno stato intermedio fra liquido e gas e acquisisce caratteristiche di estrema selettività e velocità di estrazione della caffeina per cui diviene un prodotto adatto alla rimozione della caffeina dal caffè.
Si tratta di un metodo raffinato ma anche costoso per il tipo di apparecchiature che devono essere utilizzato per cui adatto a grandi volumi.
Con questo sistema le caratteristiche organolettiche e l’aromaticità restano intaccate e il caffè che si ottiene, mantiene le sue qualità originarie.